Il Risorgimento.

Il risorgimento italiano

 

 

Il risorgimento, una delle tappe storiche più importanti del panorama italiano, assieme al rinascimento.

Le conseguenze di un evento storico di tale portata si fanno sentire tutt’oggi, ma come mai il risorgimento risulta essere così importante per l’Italia? Come mai si sentono ancora i suoi effetti?

Partiamo dal principio, il 1821, ovvero l’anno in cui nella penisola iniziarono i primi moti carbonari, che avevano come scopo l’unificazione della penisola italiana.

Va detto però che i moti del 1821 ebbero origine in Spagna, dov’erano nate anche le prime associazioni carbonare, come forma di protesta nei confronti dell’allora monarca Ferdinando VII, reo di aver abolito la costituzione di Cadige redatta nel 1820.

Dalla penisola Iberica la protesta si diffuse nel resto d’Europa, trovando nella situazione socio-politica italiana il contesto ideale per potersi affermare.

I principali centri delle proteste del biennio 1820-1821 furono la città di Napoli e il regno del Lombardo-Veneto, soprattutto Milano e il regno di Sardegna.

Per quanto riguarda il Lombardo-Veneto e il Regno delle due Sicilie, i provvedimenti adottati dai rispettivi governi, ovvero i Borboni a Napoli e gli Asburgo a Milano, furono molto duri, poiché non si limitarono solamente ad arrestare i responsabili ma arrivarono addirittura a limitare libertà importanti quali libertà di stampe e libertà.

Nel Regno di Sardegna, dove regnavano i Savoia, le proteste riuscirono ad ottenere il risultato sperato, grazie soprattutto al sostegno di Carlo Alberto duca di Carignano che era da poco asceso al trono e che decise di firmare una costituzione, diversa da quella che ancora oggi porta il suo nome, ovvero lo statuto Albertino, redatta nel 1848, che rimase in vigore anche dopo l’unificazione nazionale, avvenuta nel 1860, fino alla caduta di Casa Savoia, all’indomani dell’entrata in vigore della costituzione repubblicana nel 1948, che verrà poi però ritirata.

Gli effetti dei moti del biennio 1820-1821 si fecero sentire negli anni successivi, tanto da portare nel 1830 ad una nuova e ben più violenta ondata di moti rivoluzionari che avevano come epicentro la Francia e l’Italia.

Nei due paesi i moti ebbero esiti molto differenti, poiché se in Francia la rivoluzione di Luglio porta ad una nuova cacciata dei Borboni ed all’ascesa al trono di Luigi Filippo, nella penisola il fallito tentativo di golpe nei confronti degli austriaci portò ad un inasprimento dei già precari rapporti tra dominatori e dominati.

Con una tensione sempre più crescente, si giunse infine ai moti rivoluzionari del 1848 che ebbero come epicentro sempre la Francia e l’Italia e che ebbero sempre esiti differenti, perché mentre in Francia portarono nuovamente alla caduta della monarchia, in questo caso la Monarchia di Luglio, in Italia le Giornate di Milano, con conseguente cacciata del governatore austriaco, portarono alla prima guerra d’indipendenza, che vide gli austriaci vincitori sul Piemonte, che era accorso in aiuto dei rivoltosi.

Da qui in avanti però, la situazione sul piano internazionale cominciò a mutare, fornendo al Piemonte le condizioni ideali per puntare all’unificazione della penisola.

Tutto ciò fu merito della politica estera di Cavour, che coinvolgendo il Piemonte in conflitti come la guerra di Crimea e grazie ad una politica di alleanze, riuscì ad accattivarsi le simpatie di Francia e Gran Bretagna che giocarono un ruolo fondamentale, soprattutto la Francia, nella prima parte dell’unificazione territoriale della nostra penisola.

Nel 1858 vieni dichiarata così la seconda guerra d’indipendenza, conflitto dal quale il Regno di Sardegna uscì vittorioso, tuttavia, grazie all’armistizio di Villafranca del 1859 dovette accontentarsi dell’annessione della Lombardia, mentre all’Austria restò il Veneto.

Ormai però era troppo tardi per fermare il processo messo in atto da Cavour e così, nel giro di soli due anni, grazie ai referendum tenuti nei vari stati del centro Italia, tra cui il Gran Ducato di Toscana, e alla conquista da parte di Garibaldi e dei suoi Mille del Regno delle due Sicilie, si arrivò alla proclamazione dello stato unitario italiano, meglio noto come Regno d’Italia.

A questo punto restavano solo due territori da conquistare ovvero Roma e il Veneto,; se per il Veneto si dovette aspettare la conclusione della terza guerra d’indipendenza avvenuta nel 1866, pe la conquista di Roma si dovette aspettare il 1870, anno in cui la Francia di Napoleone III, che proteggeva lo Stato Pontificio, venne sconfitta da Bismarck.

Napoleone si vide costretto a ritirare le sue truppe da Roma che grazie alla Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870 venne finalmente conquistata.

L’unificazione non portò particolari vantaggi al Meridione che anzi, soprattutto per via della mentalità da conquistatori dei nuovi arrivati, vide viia via aumentare il suo divario economico ed industriale con il Nord che ancora oggi persiste.

 

Articolo di: Alberto Fernandez

 

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