Le contraddizioni della belle époque

Un’ epoca spensierata

A partire dal 1870, anno in cui ebbe luogo il conflitto tra Prussia e Francia, che porterà alla nascita della Germania, in Europa si ebbe un lungo periodo di pace, pace che si prolungò fino al 1914, anno d’inizio della prima guerra mondiale

La mancanza di conflitti sul continente però, non coincise con una volontà da parte delle potenze europee di rinunciare alle imprese militari anzi, fu proprio sfruttando la pace sul continente che le grandi nazioni iniziarono un’opera di progressiva espansione in Africa e Asia, acquisendo cosi nuovi territori e rafforzando di conseguenza i propri imperi coloniali.

L’espansione territoriale nei territori extraeuropei, lo sfruttamento massivo delle risorse naturali e la sottomissione delle popolazioni indigene, trovarono ampia giustificazione nell’idea, allora molto diffusa, della superiorità bianca e del maggior grado di civilizzazione raggiunto dall’Occidente rispetto al resto del mondo.

Tale fiducia in queste convinzioni, affondava le proprie radici nel progressivo processo di crescita economica che si ebbe in Europa tra il 1870 e il 1914 e nei grandi traguardi raggiunti nel medesimo arco di tempo dalla scienza e dalla tecnica.

L’aumento del benessere e il miglioramento delle condizioni di vita, favorirono la diffusione di un clima di generale ottimismo, che fece meritare a quegli anni la definizione di “belle époque”.

In realtà, a vivere pienamente questa “belle époque” furono principalmente le classi agiate di alcune città, soprattutto quelle di Parigi e Vienna.

In contrasto con questo però, la belle époque non offriva un modello di vita chiuso, sulla falsariga di quello aristocratico, come avveniva nei secoli passati.

Le diverse borghesie nazionali, protagoniste indiscusse degli avvenimenti di quegli anni, erano infatti classi ampie, articolate, caratterizzate da una, seppur alquanto relativa, mobilità sociale.

Per alcuni aspetti quindi, la belle époque coinvolse anche gli strati meno abbienti della società, che aspiravano ad un salto di classe

La musica uscì dai teatri, diffondendosi nelle strade e dando vita a veri e propri concerti all’aperto e si diffuse in tutta Europa il valzer, primo ballo in cui la coppia danzava abbracciata.

In Francia nacquero il café concert e il cabaret, che divennero promotori di una socializzazione del divertimento; notevole fu anche la proliferazione di circhi fastosi da cu trassero ispirazione artisti come Edgar Degas, Georges Seurat e Henri de Touluse-Lautrec.

Quest’ultimo legò parte della sua celebrità alla realizzazione di manifesti pubblicitari, attraverso i quali l’arte si propagava anche nelle strade, diffondendo la bellezza e la gioia di vivere nella vita quotidiana.

 

Inquietudini premonitrici: il cammino verso la guerra 

Assieme allo slancio ottimistico e alla fiducia nel progresso, però, iniziarono a germogliare nella società europea anche i semi del dubbio e della critica.

Nel 1900 moriva il grande filosofo Friedrich Neitzsche, lasciando in eredità ai posteri opere nelle quali egli esponeva una dura critica nei confronti della società occidentale contemporanea.

Sempre nel 1900 lo studioso della psiche, e padre della psicoanalisi, Siegmund Freud consegnava alle stampe L’interpretazione dei sogni, la cui analisi dell’irrazionalità dell’inconscio forniva una chiara testimonianza della presenza di pulsioni primordiali, che erano alla guida del comportamento umano, che sono del tutto svincolate dal rassicurante controllo della ragione.

Pochi anni dopo rispetto alle pubblicazioni di Freud, nel periodo tra il 1905 ed il 1913, il famoso fisico tedesco Albert Einstein, pubblicò una teoria, destinata non solo mettere in discussione i fondamenti della fisica classica, ma anche rivoluzionare profondamente la fisica quantistica, questa teoria era la teoria della relatività generale.

Insieme con l’euforia della belle époque, il Novecento portò dunque anche la fine di certezze che si credevano acquisite in via definitiva, spingendo l’uomo moderno a mettere in discussione le sue credenze.

L’individuo iniziò a sentirsi più solo che in passato, iniziando a manifestare sintomi di insicurezza, angoscia e inquietudine, che trovarono un ampio sostegno tra le avanguardie culturali dell’epoca, il cui scopo erano la ricerca e la sperimentazione di nuove forme e metodi di espressione.

Già negli ultimi decenni dell’ottocento si era affermato in letteratura il movimento del Decadentismo, il cui scopo era quello di mettere in discussione la razionalità scientifica, spingendo l’uomo a rivolgere, a dedicare, la propria attenzione alla sua interiorità e a guardare con freddo distacco la realtà che lo circondava.

In quegli anni iniziarono a diffondersi le opere di grandi autori quali Oscar Wilde, Italo Svevo, Franz Kafka, Thomas Mann, opere che erano pervase dal senso di decadenza di un’intera civiltà, difronte al quale il letterato poteva avvertire tutta la sua impotenza.

 Oscar Wilde.

In campo artistico, tale inquietudine trovò una valvola di sfogo in movimenti culturali quali il Cubismo, l’Astrattismo, il Futurismo, volti a riformare i canoni della pittura classica tradizionale, nel tentativo di esprimere la variegata complessità di un secolo che si annunciava ricco di contraddizioni.

Più avanti, a dominare la scena saranno il Dadaismo, grazie soprattutto alla sua carica provocatoria volta a scandalizzare l’opinione pubblica borghese, e il Surrealismo, finalizzato a dare voce alle pulsioni dell’inconscio.

 

 

 

 

 

Articolo a cura di: Alberto Fernandez

 

 





 

 

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Belle_%C3%89poque

https://doc.studenti.it/riassunto/storia/belle-epoque.html

http://restellistoria.altervista.org/scritti-vari/la-belle-epoque/

 

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